RIFIORIRE

Due concerti per ripartire, uniti dalla musica

Lunedì 15 giugno e Martedì 16 giugno 2020 ore 21.30
Parma, Parco ex Eridania
(ingresso ad invito da Via Madre Teresa di Calcutta)

 

FILARMONICA ARTURO TOSCANINI
Francesco Lanzillotta direttore
Daniela Pini mezzosoprano

Un ringraziamento speciale ai nostri sostenitori e agli sponsor

Barilla, CePIM S.p.A., Chiesi Farmaceutici, Dallara, Crédit Agricole, Gruppo Hera, Opem, Cavalieri & Amoretti s.r.l., Gazzetta di Parma, ASSICOOP Emilia Nord-UnipolSai

IL PROGRAMMA

FRANCESCO PAOLO TOSTI (1846-1916)

Romanze su poesie di Gabriele D’Annunzio
(arrangiamenti per orchestra di Francesco Lanzillotta)

Visione!

Malinconia

n.1 Dorme la selva
n.2 Quand’io ti guardo
n.3 Or dunque addio
n.4 Chi sei tu che mi parli

‘A vucchella

Per morire

da Quattro canzoni d’Amaranta
n.1 Lasciami! Lascia ch’io respiri
n.2 L’alba separa dalla luce l’ombra

 

LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770- 1827)

Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92
(arrangiamento per piccola orchestra di Fabio Massimo Capogrosso)

Poco sostenuto – Vivace
Allegretto
Presto
Allegro con brio

FRANCESCO LANZILLOTTA

Considerato uno dei più interessanti direttori nel panorama musicale italiano, torna a dirigere la Filarmonica Arturo Toscanini di cui è stato direttore principale dal 2014 al 2017. Negli ultimi anni ha diretto nei più importanti teatri italiani ed è regolarmente invitato dalle più grandi orchestre italiane e internazionali (ricordiamo l’Orchestra Nazionale della RAI di Torino, l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, la Gyeonggi Philharmonic Orchestra di Suwon (Korea) e la Sofia Philharmonic Orchestra). Lanzillotta si dedica intensamente alla musica del XX secolo e all’opera contemporanea dirigendo numerose pagine di musica contemporanea. Tra gli impegni più recenti, nei primi mesi del 2020, la direzione di Risurrezione di Alfano a Firenze e de Il viaggio a Reims a Valencia. Dal 2017 è direttore musicale del Macerata Opera Festival, dove a luglio dirigerà Don Giovanni.

Scopri di più

«L’emozione c’è, e tanta! Compreso il ritorno a Parma con quest’orchestra che conosco benissimo! Fermarmi è stato strano, poi con il passare del tempo, traumatico. E adesso ho semplicemente bisogno di ricominciare e non per un discorso personale, ma perché avverto il bisogno generale di musica “dal vivo”; per dare una speranza alla gente. Stoppare la cultura, l’abbiamo visto, rende la quotidianità grigia, senza colore!»

Francesco Lanzillotta

DANIELA PINI
È attualmente assoluta protagonista nei maggiori teatri nazionali ed internazionali. La sua duttilità vocale le permette di spaziare tra diversi stili che vanno dalla musica barocca alla musica contemporanea ed ha in repertorio oltre 50 titoli. Ospite fissa di numerosi Festival Internazionali, ha calcato i palcoscenici del Teatro Costanzi di Roma, del Bayerische Staatsoper di Monaco e ha rappresentato l’Italia nel concerto di apertura del 18° Festival delle arti presso il National Centre For the Performing Arts di Pechino. Si è esibita, riscuotendo grande successo, al Musikverein di Vienna e al Bunka Kaikan di Tokyo diretta dal M. Riccardo Muti.

Scopri di più

Se la Nona si rispecchia nell’Inno alla gioia, la Settima, tutta la Settima, è un inno alla vita. La sinfonia traduce in musica il concetto di superamento delle difficoltà e per questo mette in campo un’energia vitale quasi incontenibile.

Fabio Massimo Capogrosso

FABIO MASSIMO CAPOGROSSO
È una delle voci più interessanti del panorama compositivo italiano, dallo scorso anno è il compositore in residenza della Filarmonica Arturo Toscanini. Classe ‘84, ha vinto il Bassoon Chamber Music Composition Competition nel 2015 con il brano 4 Miniature per 4 Strumenti a Fiato. Nel marzo del 2016 è stato invitato a Tampa come vincitore del Call for score del New Music Festival indetto dall’University of South Florida e nel 2018 è tra i vincitori della nona edizione del Discover America, il prestigioso concorso indetto dal Chicago Ensemble, e vincitore del primo premio al Keuris Composers Contest 2018. Lo scorso anno ha debuttato al Teatro alla Scala con Alchimie (brano per Fabrizio Meloni e I percussionisti della Scala) e nella Stagione di musica da Camera dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia con Tre Sogni (brano per Sentieri Selvaggi).

Scopri di più

Sarà chiaramente un’altra cosa all’ascolto… In ogni caso riprodurre l’impatto orchestrale per un ensemble cameristico, mi ha indotto ad attuare un lavoro capillare per mantenere sempre la pienezza armonica. Per gli archi, come per i timpani, sono rimasto fedele all’originale, mentre con i legni ho integrato quando possibile le due voci in una.

Fabio Massimo Capogrosso

I TESTI DELLE CANZONI

Il sole ride: le nubi serene
vagan pe ‘l cielo di cobalto a ‘l vento:
ed io mi sento il freddo ne le vene,
ed io ne ‘l cuore la morte mi sento!

Ma tu chi sei, gentile visïone,
che mi tendi così le braccia stanche?
che mi susurri l’ultima canzone
ai fior de ‘l campo, a le farfalle bianche?

Il sole ride; da le acacie in fiore
viene per l’aure una fragrante ondata:
ed io doman sarò ne ‘l cupo orrore
de l’urna, sola, triste, assiderata!…

Ma tu anche là, fedele visïone,
mi tenderai così le braccia stanche?
Oh! sì, ripeti l’ultima canzone
ai fior de ‘l campo, a le farfalle bianche!…

Dorme la selva, e tra l’ombrose fronde
scherza argentea la luna; un molle albore
ne l’ampia solitudin si diffonde:
Amore amore!

E l’usignol non canta. Ei piega lento
su ‘l curvo salcio la testina, e muore;
pur l’estremo sospir gli strappa il vento:
Amore amore!

Quand’io ti guardo con occhi ebbri, e stanco
tu alfin sorridi, ma il tuo cor si frange;
quando ridendo tu mi stringi a ‘l fianco,
ma in fondo a te grave un’angoscia piange;

un desiderio acuto di morire
m’assal con voluttà tranquilla e mesta:
vorrei porre la man su la tua testa
e te sempre adorare e benedire;

vorrei volare tra ‘l baglior che scende
in pioggia d’oro su ‘l deserto lito,
e per le nubi che ‘l tramonto accende
dileguare con te ne l’infinito.

Or dunque addio! Con le pupille ardenti
che mi pioveano in cor fiamme ed oblío,
con le dolci pupille ancor mi tenti
inutilmente: addio!

Or che l’autunno muore, or che di noia
pallido è il cielo, e lugubre il cipresso
regna su ‘l colle inseminato, or muoia,
muoia l’amore anch’esso!

Ahi! senza te sarà un’atroce smania
la vita mia; ma nel mio freddo aspetto
non vedrai quanto spasimo dilania
il mio superbo petto.

Oh! potess’io, freddissima ed inerte
come l’inverno che avviluppa il mondo,
trascorrere le lunghe ore deserte
in un oblío profondo;

e dileguarmi inconsciamente, al pari
di rotta nave abbondonata a l’onda,
che a poco a poco pe ‘i silenti mari
dilungasi e sprofonda.

Chi sei tu che mi parli ove non s’ode
respiro di viventi, oh! chi sei tu?
Perché, invisibil démone custode,
t’ho sempre al fianco, e non mi lasci più?

Perché una cupa, inesorata, immane
malinconia su ‘l mio cervel piombò?
Perché più nulla, ahi! nulla, mi rimane
del divin sogno che il mio cor sognò?

Si’ comm’a nu sciurillo…
tu tiene na vucchella,
nu poco pucurillo,
appassuliatella.

Méh, dammillo, dammillo,
è comm’a na rusella…
dammillo nu vasillo,
dammillo, Cannetella!

Dammillo e pigliatillo
nu vaso…piccerillo
comm’a chesta vucchella
che pare na rusella…
nu poco pucurillo
appassuliatella…

Se ancora col più dolce tuo sorriso
mi ripeti che tutta la tua vita
è in questo amore, io leggo un’infinita
stanchezza ne’ tuoi occhi, nel tuo viso.

Ancora, ancora è dolce il tuo mentire,
ma è vano. Anima mia, sai anche tu
che questo amore basta per morire
ma per vivere ormai non basta più!

Se mi ripeti che per te l’aurora
è la mia fronte e che ne le mie chiome
è l’essenza dei boschi, io tremo come
una fanciulla e m’abbandono ancora.

Ancora, ancora è dolce il tuo mentire,
ma è vano. Anima mia, sai anche tu
che questo amore basta per morire
ma per vivere omai non basta più!

Lasciami! Lascia ch’io respiri, lascia
ch’io mi sollevi! Ho il gelo nelle vene.
Ho tremato. Ho nel cor non so che ambascia…
Ahimè, Signore, è il giorno! Il giorno viene!

Ch’io non lo veda! Premi la tua bocca
su’ miei cigli, il tuo cuore sul mio cuore!
Tutta l’erba s’insànguina d’amore.
La vita se ne va, quando trabocca.

Trafitta muoio, e non dalla tua spada.
Mi si vuota il mio petto, e senza schianto.
Non è sangue? Ahi, Signore, è la rugiada!
L’alba piange su me tutto il suo pianto.

L’alba sepàra dalla luce l’ombra,
E la mia voluttà dal mio desire.
O dolce stelle, è l’ora di morire.
Un più divino amor dal ciel vi sgombra.

Pupille ardenti, O voi senza ritorno
Stelle tristi, spegnetevi incorrotte!
Morir debbo. Veder non voglio il giorno,
Per amor del mio sogno e della notte.

Chiudimi, O Notte, nel tuo sen materno,
Mentre la terra pallida s’irrora.
Ma che dal sangue mio nasca l’aurora
E dal sogno mio breve il sole eterno!