Note di Resistenza: l’impegno di Casa Cervi e de La Toscanini
Martedì 7 luglio inaugura a Casa Cervi il 19° FESTIVAL TEATRALE DI RESISTENZA, rassegna di teatro civile contemporaneo, ideata e promossa da Istituto Alcide Cervi, che si svolgerà dal 7 al 25 luglio negli spazi esterni di Casa Cervi.
È proprio dal Teatro, settore culturale tra i più colpiti dall’emergenza sanitaria, che Casa Cervi si assume il compito di ripartire, sia nell’impegno sociale e civile che racconta, sia nella sua funzione salvifica di riportare ai simboli e ai valori universali e a preparare il terreno ad una possibile rinascita e alla ricostruzione di uno spirito di comunità. Il Festival si ripropone così con le sue cifre più caratteristiche, sedimentate nelle diverse edizioni e che ne definiscono l’identità: guardare alle questioni che interessano le persone, nella loro dimensione individuale e collettiva; partire dalla Storia per indagare il tempo presente e le resistenze in atto; difendere valori, diritti conquistati e oggi disattesi; guardare all’ambiente e al rispetto delle differenze; rimettere al centro il lavoro, duramente colpito anche in questo momento; far riflettere e divertire nel segno della condivisione e della socialità in grado ora più che mai di riconnettere il tessuto di partecipazione diffusa.
Si riparte dal Teatro e dalla Musica. Ad inagurare la serata, alle ore 21, sarà il Quartetto di sax de La Toscanini NEXT con il concerto Note di Resistenza con un programma musicale da Nino Rota, John Kander, Scott Joplin, Paul Desmond, George Gershwin, Andrea Coruzzi, Dave Brubeck, Astor Piazzolla. In apertura di Concerto sarà eseguita anche una versione di “Fischia il vento” con saxofoni e bandoneon.
Leggi l’intervista al nostro Sovrintendente e Direttore Artistico Alberto Triola, realizzata dall’Istituto Alcide Cervi.
Casa Cervi e La Toscanini sono strettamente legate da unità d’intenti. Quanto è importante l’impegno civile per la Fondazione che lei dirige?
Una delle prime questioni che mi sono posto, quando sono stato nominato alla guida de La Toscanini, era legata al nome della Fondazione. Mi sembra evidente che portare il nome del grande direttore non possa limitarsi a una coincidenza o a un privilegio di natura comunicativa ma debba riflettere gli stessi valori legati al rigore e alla coerenza che contraddistinguono l’arte del Maestro Toscanini. Valori che devono ispirare una visione e una condotta, non solo nel modo di fa-re musica, ma anche nel modo di intendere il ruolo di un’istituzione culturale e di produzione musicale come “centro di pensiero” o laboratorio. Da qui il senso di una responsabilità da trasmettere in un forte, deciso, leale e franco rapporto con il territorio e con le comunità alle quali La Toscanini si rivolge per elezione che sono quelle di ambito regionale. Senza perdere di vista le ambizioni e gli obiettivi di dimensione nazionale e internazionale, all’interno del territorio regionale Casa Cervi è uno degli interlocutori di riferimento in quanto vi si condividono pienamente quei principi di ordine etico, civile e politico che la figura e la testimonianza di Toscanini hanno rappresentato nella storia civile e musicale.
Nella conferenza stampa del Festival ha dichiarato che la produzione culturale non deve avere solo la responsabilità di tutelare la memoria. Quale altro?
Per la cultura e in primis per la musica, la memoria contribuisce a tenere legati i fili di un sapere – il repertorio di conoscenze da tramandare – che sono i fondamentali obiettivi di una istituzione culturale. Ma nel momento in cui cultura significa saper leggere i segnali del presente e avvertire la responsabilità di con-tribuire a formare le coscienze del domani, ecco che tra gli impegni prioritari de La Toscanini c’è anche quello di mettersi in ascolto del presente in tutte le variegate forme, nonché porsi come compagna di dialogo e di percorso rispetto al più ampio spettro di possibilità, sensibilità, esperienze e necessità che le diverse componenti della collettività manifestano.
A La Toscanini Next il compito di inaugurare la 19^edizione del Festival. Che concerto sarà quello che l’Orchestra giovanile proporrà il 7 luglio?
Abbiamo scelto un quartetto di sax de La Toscanini Next perché per colore, voce e timbro, questo strumento (nato nemmeno 200 anni fa) dal suono caldo e avvolgente negli acuti ma soprattutto nei bassi, riesce a raccontare la memoria, a narrarci delle storie cariche di profonda emozione. A volte, quando si cimenta in un affondo o in un’apertura del suono, lo strumento ci appare come un prolungamento dell’anima dell’interprete. Il concerto a Casa Cervi, con un programma musicale che include Nino Rota, John Kander, Scott Joplin, Paul De-smond, George Gershwin, Andrea Coruzzi, Dave Brubeck, Astor Piazzolla, dà anche una prova di versatilità dello strumento, per il quale non esistono generi in cui non appaia a proprio agio.
Come nasce e si sviluppa La Toscanini Next?
Ascoltare le istanze del nostro presente caleidoscopico, liquido, in continua mutazione e per certi aspetti indecifrabile, significa abbandonare la rigidità di alcuni schemi e l’illusorietà velleitaria di certi confini che la musica classica – quella che con assai infelice e classista definizione si sente ancora definire musica colta – si è sadomasochisticamente autoimposta nell’ultimo secolo. Fermo restando il rigore e la serietà che ogni prassi musicale richiede, ci è sembrato naturale aprirci a repertori e ambiti musicali lontani da quelli peculiari di un’orchestra classica. Facendo ciò, abbiamo intercettato quei segmenti di mercato del lavoro che oggi, diversamente da quanto succede nell’ambito classico, possano portare a concrete attività per l’occupazione: parliamo di generi come musica da film, pop-sinfonico, new note.
Per questo motivo, con la Regione Emilia – Romagna, abbiamo intrapreso un percorso del tutto innovativo in cui ci si coadiuva. La Regione sostiene l’alta formazione specifica, La Toscanini si occupa della parte produttiva: un’alleanza strategica per offrire, da una parte l’alta specializzazione, dall’altra concreti sbocchi occupazionali a numerosi musicisti.
Per comprendere il senso del progetto legato alla nuova orchestra, basta soffermarsi sulla scelta del nome Next che pone l’accento sui contenuti progettuali, rispetto al concetto anagrafico: altrimenti si sarebbe chiamata Young, come tante orchestre giovanili. Next, appunto non è imperniato sulla condizione anagrafica del momento, bensì sull’investimento temporale rispetto a un’autonomia generazionale di prospettiva, di sviluppo e di visione. E in questo includiamo il repertorio, quello della Next generation, che fa riferimento a un modus, un futuro che si sta costruendo. Non cogliere la giovinezza di oggi, ma garantire tante giovinezze di domani.
Una tournèe estiva in 36 città in tutte le province dell’Emilia Romagna: nel momento del lockdown La Toscanini non si è rassegnata ma ha reagito rilanciando. Come si struttura questo progetto estivo di diffusione territoriale della musica?
Consapevoli della missione e del nome dell’istituzione che rappresentiamo, ci siamo sentiti in dovere di essere in prima linea, di portare il nostro contribuito significativo alle realtà travolte e piegate dall’emergenza coronavirus. Abbiamo abbandonato sia logiche assistenzialiste sia commerciali, mentre abbiamo offerto a tutti i Comuni della Regione un “catalogo” di 25 diversi programmi di musica variegata, articolata sia sull’Orchestra dell’Emilia-Romagna che sulla Next chiedendo un simbolico contributo alle spese logistiche, anziché il normale cachet. Questo ha permesso a tutti i Comuni, anche i più lontani e quelli che normalmente non destinano risorse a questo tipo d’attività, di ospitare La Toscanini “in casa propria”, regalando ai propri abitanti un momento musicale di grande significato. Perché la musica parla a tutti, unisce le persone e porta conforto. E il risultato che abbiamo ottenuto è andato oltre ogni più rosea aspettativa, avendo toccato un record assoluto in termini di interesse, diffusione e apprezzamento delle nostre proposte.
Dopo il lockdown: la cultura, la musica, come possono contribuire a ridi-segnare un nuovo mondo?
L’emergenza sanitaria ci ha colpito come un meteorite, mettendo in crisi qualunque certezza. La lezione da imparare è che, nonostante le conquiste della modernità dal punto di vista sanitario, democratico, di alleanze internazionali, o quanto possiamo constatare in base alla maggiore ricchezza diffusa, nulla possiamo dare per scontato. Nessuna conquista è per sempre e nulla va dato per scontato. Il poter assistere dal vivo ad un concerto o l’andare a teatro, ad esempio, sono condizioni che improvvisamente ci sono sembrate (ed effettivamente lo sono diventate!) un privilegio. Lo stiamo sperimentando proprio in questi giorni.