Dedicato a chi non rinuncia a prendere parte ad un incontro ravvicinato tra due grandi
Schumann e Brahms, per un incontro che nel tempo si trasforma in una delle amicizie artistiche più importanti della storia. E se aggiungiamo il terzo personaggio, Clara Schumann, moglie di Robert e amata da Brahms, il rapporto diventa anche argomento immensamente ghiotto – quasi da rotocalco – per illazioni, commenti, pettegolezzi.
Dapprima abbiamo il giovane Brahms che ha un sogno: conoscere di persona Schumann, il suo idolo. Quando avviene, Schumann commenta così: “Vi è un giovane di Amburgo, dotato di un tale genio che eclissa tutti gli altri giovani compositori”. Poi Johannes scrive a Robert: “Lei mi ha dato una tale felicità che non sono in grado di ringraziarla con semplici parole. Dio voglia che con le mie opere possa dimostrarle quanto il suo affetto e la sua bontà mi hanno stimolato e incoraggiato”. Così via…..
Nella serata si riflettono l’uno nell’altro: la Sinfonia n.2 di Schumann nel Concerto per violino di Brahms. E per proseguire il gioco dei rimandi, entrambi presentano negli Adagi malinconici e struggenti, il momento culminante. In quello di Schumann, per altro, l’ampio e disteso fraseggio degli archi ci fa volgere lo sguardo proprio verso il Brahms sinfonico. A proposito dell’Adagio brahmsiano: il fatto che sia costruito su una melodia cantata dall’oboe, aveva fatto arrabbiare il solista Pablo de Sarasate, che così giustificò la sua decisione di non suonare il Concerto: «Non mi va di stare con il mio violino muto, mentre l’oboe suona la più bella melodia del concerto».