Il 30 marzo alla Casa della Musica appuntamento con l’ensemble di otto archi de La Toscanini nel magnifico Ottetto di Mendelssohn

Per I Concerti della Gazzetta, domenica 30 marzo alla Casa della Musica ore 11, l’appuntamento Continui sdoppiamenti, con l’ensemble di otto archi de La Toscanini. In programma, oltre a musiche di Respighi e Šostakovič, anche l’Ottetto di Mendelssohn capolavoro assoluto della storia della musica
Racchiude un’autentica perla il programma Continui sdoppiamenti, quinto appuntamento con I Concerti della Gazzetta, la rassegna promossa insieme al quotidiano cittadino e sponsorizzati da Assicoop Emilia Nord. Protagonisti l’ensemble di otto archi de La Toscanini: Daniele Ruzza, Michele Poccecai, Alessandro Cannizzaro, Jasenka Tomic violini, Carmen Condur, Diego Spagnoli viole Pietro Nappi, Fabio Gaddoni violoncelli che domenica 30 marzo alla Casa della Musica ore 11 si cimentano nell’Ottetto di Mendelssohn ovvero un’autentica opera d’arte – perché di questo si tratta- tra le più stupefacenti mai create da un artista così giovane. Infatti, lo scrisse 200 anni fa, nel 1825, quando aveva appena 16 anni. Non è solo la sua verve, ma anche la sua voce è particolare in quanto racchiude profondità di sentimento, umanità, maestria, nel segno del puro piacere. Basti solo citare l’incipit che sembra il volo gioioso di libertà di un adolescente prodigiosamente dotato; questo inizio, da considerarsi uno dei temi più esaltanti ed incantevoli di tutta la storia della musica, si snoda per quasi tre ottave prima di tornare dolcemente sulla terra.
Nell’Ottetto riconosciamo il Mendelssohn e amabile dell’Ouverture di “Sogno”, del Concerto per violino e delle Sinfonie “Scozzese” e “Italiana”. Oltre a essere un compositore e uno straordinario pianista, violinista e violista Mendelssohn “inventò” anche la direzione moderna e trasformò il Gewandhaus di Lipsia in una leggendaria orchestra.
Dopo questo capolavoro il programma comprende Doppio Quartetto in re minore P.27 di Ottorino Respighi e per finire Due pezzi per ottetto d’archi op. 11 di Šostakovič. Il concerto costituisce l’occasione di conoscere il repertorio non molto vasto scritto per questa formazione. L’ottetto non è da considerare semplicemente come un quartetto d’archi con due persone che suonano ciascuna delle quattro parti, ma è un’opera per la quale il compositore crea otto parti diverse per il numero degli strumenti, assicurandosi che tutte e otto si adattino alle regole dell’armonia e della struttura. Da cui la difficoltà di affrontare senza direttore le trame a volte molto complesse di questi pezzi: per esempio, il movimento finale dell’Ottetto di Mendelssohn inizia con una fuga movimentata, secondo una tecnica appresa dal giovane compositore attraverso approfonditi studi su Bach.