Filippo Gorini e James Feddeck con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali ospiti della stagione venerdì 21 febbraio al Paganini
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Filippo Gorini, giovane stella italiana del pianismo internazionale, all’Auditorium Paganini con James Feddeck, sul podio dell’Orchestra de I Pomeriggi Musicali, ospiti nella stagione della Filarmonica Toscanini venerdì 21 febbraio, ore 20.30
Tra i pianisti eccellenti della nuova generazione un posto da protagonista spetta a ritorno a Filippo Gorini, stella sempre più brillante del concertismo internazionale. Accompagnato dall’Orchestra de I Pomeriggi Musicali diretta da James Feddeck sarà protagonista Venerdì 21 febbraio, ore 20.30, all’Auditorium Paganini nell’ambito della Stagione della Filarmonica Toscanini.
Vincitore del Premio Abbiati dell’Associazione Nazionale Critica Musicale, come miglior solista del 2022, Filippo Gorini – che non compiuto ancora 30 anni – ha ricevuto altri premi tra cui il Borletti-Buitoni Trust Award (2020), e il Premio Una vita nella musica – Giovani (2018), assegnato dal Teatro La Fenice di Venezia. Nel 2015 si è aggiudicato il Primo Premio e il Premio del Pubblico al Concorso Telekom-Beethoven di Bonn. Grande successo hanno avuto i suoi tre cd dedicati a Beethoven e Bach per Alpha Classics/Outhere. Diplomatosi con menzione d’onore presso il Conservatorio Donizetti di Bergamo e l’Università del Mozarteum di Salisburgo, continua a perfezionarsi con Maria Grazia Bellocchio, Pavel Gililov, Alfred Brendel e Mitsuko Uchida.
Il programma prevede l’esecuzione di due capolavori della letteratura musicale romantica, il Concerto n. 3 in Do minore per pianoforte e orchestra op. 37 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia n. 4 in Do minore d 417 “Tragica” di Franz Schubert, «due capolavori prossimi per genesi (viennese, a quindici anni di distanza) – scrive nelle note di sala Raffaele Mellace – attorno a una medesima, emblematica tonalità, da cui i due autori seppero trarre conseguenze assai distanti. Il Terzo concerto per pianoforte di Beethoven rappresenta un approdo per l’esperienza creativa di un compositore che non ha soltanto fatto propri i modelli di Haydn e Mozart, creando lavori già di alto valore estetico, ma ha ormai acquisito una propria fisionomia riconoscibile, un profilo stilistico che emerge da questa partitura in termini quasi programmatici. In questo lavoro, che si direbbe quasi inaugurale del catalogo del grande sinfonista, si manifesta, come ha scritto Francesco Degrada, «per la prima volta in questa forma la dimensione titanica ed eroica dell’umanità beethoveniana». Vi contribuisce senz’altro quel congeniale do minore […] il concerto fu presentato il 5 aprile 1803 nel primo appuntamento interamente dedicato a lavori beethoveniani: un concerto monstre, visto che la locandina prevedeva anche le prime due sinfonie e l’oratorio Cristo al Monte degli ulivi. […] Il dedicatario è il principe Luigi Ferdinando di Prussia, nipote del re Federico Guglielmo III, buon pianista e amico di Beethoven, conosciuto da questi a Berlino e incontrato nuovamente a Vienna nel 1805, un anno prima della morte del principe nella battaglia di Saalfeld. […] La Sinfonia n. 4 “tragica” del giovane Franz Schubert, completata il 27 aprile 1816 (in un periodo di fervore personale per il genere […]) venne ascoltata per la prima volta soltanto postuma, nel 1849. All’ascoltatore richiede un approccio molto diverso dal confronto con la più celebre tra le sinfonie in do minore, la Quinta di Beethoven. Certo, Schubert nutre in questo lavoro l’ambizione del “fare grande”, tramite un’architettura distesa e un’orchestrazione rinforzata (quattro corni, un unicum nel sinfonismo schubertiano). E tuttavia si stenta a prendere davvero sul serio l’aggettivo “tragico”».