Mario Mauro e Claudio Saguatti, rispettivamente violino e contrabbasso,  sono i componenti del Kairòs String Duo. Per i “Concerti Aperitivo” propongono un abbinamento musicale davvero originale;  saranno eseguiti brani di Haendel, Hendrix e Piazzola.

Partiamo dal nome del vostro duo “Kairòs”, che nell’antica Grecia significava “momento giusto od opportuno”; qual’ è il significato che voi attribuite al termine?

Claudio: Kairòs significa “misura” e poi, riferito al tempo, occasione. È il momento pieno, definito,  che si lascia riconoscere e ricordare, non è il tempo anonimo che scivola e porta via ogni cosa con sé. Aristotele diceva che Kairòs è il bello, è la sorpresa, è l’aspetto qualitativo del tempo. Un nome che esprimesse assieme la sorpresa, la bellezza e la qualità del momento … ci sembrava quello giusto per un progetto musicale!

Da Haendel a Jimmy Hendrix, passando per Piazzolla: com’è nato questo progetto?

Claudio: Haendel ed Hendrix hanno vissuto entrambi, per un periodo della loro vita, a Londra, al 23 di Brook Street, coinquilini separati dal tempo! Questa curiosità ha creato in noi i presupposti per un progetto costruito sulla ricchezza di contrasti tra linguaggi musicali molto diversi tra loro.
Mario: Piazzola s’inserisce in questo particolare programma per aver riformato il tango. Con le sue commistioni jazzistiche è stato il catalizzatore di pesanti critiche dai puristi del genere, similmente a Hendrix che ha trasformato le forme del blues per creare il suo inconfondibile stile.

Violino e contrabbasso, è una combinazione di strumenti particolare: quali sono a vostro avviso i punti di forza di questa formazione?

Mario: Nella famiglia degli archi, violino e contrabbasso si collocano agli estremi per timbro ed estensione. Questo aspetto apre ad una vasta gamma di possibilità in fase di trascrizione.

Esiste una letteratura per questa formazione? Nello specifico del vostro concerto, quanto vi ha occupato il lavoro di trascrizione? 

Mario e Claudio: La mancanza di un repertorio per questi due strumenti ha stimolato la creazione di un percorso originale di arrangiamenti e rilettura personale dei brani scelti. Esistono alcune composizioni, come ad esempio i “Duetti Concertanti” di Virgilio Mortari o il “Gran Duo Concertante” di Bottesini, composizione, quest’ultima che però prevede l’accompagnamento dell’orchestra. Nella musica antica non viene quasi mai specificato lo strumento che esegue il basso, facendo pensare che questo possa essere suonato anche con un contrabbasso, precisamente come faremo noi con le sonate di Haendel.

Mario: Il lavoro di trascrizione ha certamente occupato gran parte del tempo dedicato. Inizialmente uno di noi proponeva una prima bozza che veniva via via modificata, sia insieme che singolarmente, per trovare la forma definitiva. Alcuni brani hanno subito una vera e propria trasformazione rispetto alla bozza iniziale, come ad esempio Liittle Wing e Chiquilin del Bachin.
Claudio: Questa tipologia di lavoro ha trasformato le nostre prove in un vero e proprio laboratorio musicale in cui si ricompone l’azione del suonare a quello dello scrivere musica.

A cosa serve la musica?

Mario: La musica è l’unico vero linguaggio universale. Da sempre l’uomo la crea e l’ascolta e questo avviene in modo spontaneo da sempre.
Claudio: La musica ci ricollega a parti profonde del nostro essere, difficilmente esprimibili in termini razionali. È un’esigenza, una terapia del vivere.