A cuore Aperto, melologo per Don Giovanni Minzoni – prima assoluta
Momento altamente significativo delle celebrazioni per i 100 anni dall’uccisione di Don Giovanni Minzoni è il concerto che si tiene martedì 1° agosto alle ore 21, in Piazza Marconi ad Argenta con la Filarmonica Arturo Toscanini diretta da Pietro Mazzetti e con la partecipazione di Massimo Popolizio, attore di cinema e teatro, regista e doppiatore di chiara fama. Sua sarà la voce recitante del melologo A Cuore Aperto, scritto appositamente dal compositore abruzzese Marco Taralli per onorare Don Minzoni, basato su suoi testi raccolti e selezionati da Giulia Bassi.
«L’idea di dare voce, attraverso i suoi scritti, al sacerdote Don Minzoni, figura dalla straordinaria umanità, mi riempie di tanta emozione – commenta Massimo Popolizio –. Studiando il testo di A Cuore Aperto, inevitabilmente mi è nato il desiderio di saperne di più e di approfondire la straordinaria figura di questo eroe e martire vittima della ferocia fascista. Credo che la musica riesca a valorizzare ulteriormente le sue parole trasformandole in pure suggestioni. Per questo motivo si è preferito ridurle all’osso con un’operazione di preziosa sintesi, privilegiando certi piccoli particolari del suo vissuto e del suo pensiero nella speranza di poter arrivare… al cuore di coloro che verranno ad ascoltarci».
Il concerto che chiude il Festival Toscanini, comprende l’esecuzione, in prima assoluta, di A Cuore Aperto e prosegue con la celeberrima Sinfonia n. 5 di Beethoven.
Ancora una volta, la musica si fa portatrice di emozioni attraverso una narrazione di grande valore spirituale e poetico che racchiude la tragica vicenda legata all’assassinio di marca fascista di Don Minzoni, attraverso piccoli particolari della sua vita attinti da quella sorta di giornale dell’anima costituito dal suo Diario e dalla sue Lettere.
Da qui nasce il melologo A Cuore Aperto, per voce recitante e orchestra sinfonica, che il compositore Marco Taralli definisce, «non un racconto, ma un omaggio ad un pensiero emblema della libertà o, meglio, un pensiero che condanna e combatte la privazione della libertà».
Sulla musica le parole volano alte, al di sopra di ogni commento, accendendo le estreme promesse d’azione e annunciando perfino il martirio. Le connotazioni di tempo e di spazio sono minime per far comprendere la statura universale del sacerdote, la cui tragica vicenda non deve rimanere uno dei tanti episodi avvenuti durante una triste fase della nostra vita nazionale, ma continui ad essere ricordata come esempio e soprattutto vengano valorizzati i suoi bellissimi e significativi scritti.
Il melologo è stato composto in modo da legarsi senza soluzione di continuità alla Sinfonia n.5 di Beethoven, individuata per il fatto che è la prima opera che crea una connessione tra musica e vita di un compositore e la sua umanità. Nel 1801, a 30 anni, Beethoven rivelando la crescente perdita dell’udito, scrive in una lettera che avrebbe «afferrato il destino per la gola e non si sarebbe piegato…». La Quinta Sinfonia presenta questa scala narrativa, dove la strenua lotta per la vita dell’autore, è rappresentata dalla progressione delle emozioni: dalla famosa apertura in do minore del primo movimento con “il destino che bussa alla porta”, al trionfante do maggiore della coda finale che allude alla sua vittoria personale.
Il precedente melologo, destinato a specchiarsi in essa, è diviso, come la sinfonia, in quattro parti: Metodi / Visione / Attesa /Contrasti, dove le prime tre fanno riferimento sia agli anni della guerra, sia a quelli successivi, come se le riflessioni fossero le une dentro alle altre. La prima parte è riassuntiva della tematica, mentre le due centrali guardano alla figura di Don Minzoni in senso soggettivo — al sacerdote e all’uomo — e costituiscono delle parentesi più tranquille; la seconda di tipo visionario-estatico, mentre la terza è tranquilla all’inizio, per poi intensificarsi alla fine introducendo l’ultima, Contrasti, che contiene soltanto le sue ultime riflessioni. In questa parte, il testo appare ulteriormente spezzettato con le frasi “a imitazione” in modo da essere incalzanti, contrapponendo le riflessioni del sacerdote a quelle dei suoi oppositori e assassini.