Il saluto di Alberto Triola
La Filarmonica Arturo Toscanini apre la sua nuova stagione di concerti con due sinfonie beethoveniane, l’Ottava e la Nona, dirette da Alpesh Chauhan.
Al sommo Ludwig, di cui nel 2020 si celebrano i 250 anni dalla nascita, sono dedicati ben otto dei dodici concerti del cartellone: il direttore principale della Filarmonica Toscanini completa il progetto dell’integrale delle sinfonie beethoveniane, che si concluderà con la Terza e non a caso: proprio con l’Eroica, tre anni fa, il giovane direttore britannico, felicemente adottato da Parma, inaugurò la collaborazione con la nostra orchestra. Oltre all’Ottava e alla Nona, in cartellone anche la Seconda, Terza, Quarta e Settima e tre grandi concerti: il Triplo, l’Imperatore e il Concerto per violino, oltre alle Ouverture Leonore n. 3 e Egmont.
È questo il significativo contributo che la Toscanini – impegnata in un sostanziale rilancio della propria immagine e in un rinnovato impulso delle proprie ambizioni artistiche – riserva a uno dei capisaldi della cultura europea (non solo musicale).
Beethoven ha parlato al mondo con un linguaggio intenso e nuovo, e continua a farlo con inesausta vitalità. Riconosciuto ma estro della modernità, simbolo della classicità e dell’Europa stessa: ancora oggi rimaniamo affascinati dal carisma della sua gigantesca figura, dall’abbagliante visione estetica, dall’afflato spirituale, dalle implicazioni politico-sociali della sua musica e del suo pensiero.
La Stagione 2019/20 parte dunque dalle celebrazioni beethoveniane e dall’impegno di ripensare il futuro della Filarmonica, nel segno di una importante tradizione da cui muovere i passi e di una identità da rimarcare con decisione, anche attraverso una nuova immagine, una grafica completamente rinnovata e una denominazione che recupera una radicata familiarità (“la Toscanini”: la nostra orchestra è così chiamata e conosciuta da sempre), attribuendole il carattere e l’incisività di un brand, ben consapevoli dell’onore e dell’onere che implica portare il nome di Arturo Toscanini.
Beethoven e Toscanini, tradizione e innovazione: tensione inesauribile e sguardo rivolto sempre oltre, come l’albatro montaliano. Non è una coincidenza, quanto piuttosto la precisa volontà di indirizzare il progetto culturale della Filarmonica – e della Fondazione di cui l’orchestra costituisce il riflesso più evidente – nella direzione di una connotazione più marcatamente toscaniniana. Del Maestro occorrerà studiare, apprendere e capire di più per perpetuarne l’eredità artistica e morale al tempo stesso, tenendo conto non solo del sommo direttore d’orchestra, ma anche dell’uomo e del testimone esemplare dei drammi storici e civili dei suoi tempi. Un modello di artista e intellettuale che rivela oggi, quasi inaspettatamente, un pregnante significato e che offre alle coscienze contemporanee ampi spunti di riflessione.
Questa rinnovata consapevolezza ispira la scelta dei direttori chiamati sul podio della Filarmonica, che potrà misurarsi con direttori esemplari per valori espressi, impegno, rigore ed estro e arricchirsi nel dialogo musicale con numerosi prestigiosi solisti.
Negli anni a venire sarà importante, per la ricerca di un suono e di un repertorio fortemente identitari per la nostra orchestra, progettare con coerenza e determinazione una sempre maggiore familiarità con le colonne portanti del sinfonismo moderno: con Beethoven, i grandi classici Mozart, Haydn e Schubert; e a partire da questi irrinunciabili capisaldi approdare a un personale e maturo rapporto con la letteratura romantica, postromantica, novecentesca e contemporanea.