Parma è stata proclamata Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2020.
Alle ore 11 del 16 febbraio 2018, nella sede del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Ministro Franceschini ha annunciato la vittoria di Parma.

La città è stata scelta tra dieci candidate: Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Piacenza, Reggio Emilia e Treviso.

La Fondazione Toscanini è lieta di far parte di questo progetto condiviso che nasce da una riflessione unitaria sui diversi “tempi” del territorio, espressa nel claim “La cultura batte il tempo”.

Ti aspettiamo per scoprire nel dettaglio i progetti ideati e promossi dalla Fondazione Arturo Toscanini.

LA CANDIDATURA 

Guarda il video con cui Parma ha presentato la propria candidatura a Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2020.

“Il cantiere di innovazione urbana e sociale che contraddistingue il territorio parmigiano di questi anni tende e deve tendere sempre più ad un modello aperto, ad una città permeabile, o – come la definisce Richard Sennett – ad una “città porosa”, casa dell’uomo artigiano, caratterizzata da un approccio dialettico tra istituzioni, società ed impresa, che ritrova nel tessuto urbano e nelle attività il senso profondo e la qualità del tempo che vive e che genera.

La cultura batte il tempo

Mala tempora, laboriosa tempora, hoc dicunt homines.
Bene vivamus, et bona sunt tempora.
Nos sumus tempora.
(Sono tempi cattivi dicono gli uomini. Viviamo bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi.)
Sant’Agostino

 

Parma, come tutte le città, è un organismo vivente, che respira e si sviluppa lungo regimi di temporalità diversi. I diversi luoghi della città ce lo dimostrano ogni giorno e trasmettono in modo del tutto naturale questi diversi tempi a cittadini di ogni età e di ogni cultura: è quello che gli anglosassoni chiamerebbero “passive environmental exposure” e che innerva le nostre vite, dà loro profondità storica e sociale, senza che se ne abbia una piena e completa consapevolezza.

Esistono tante “Parma” ed ognuna di esse ha un posto preciso nel codice genetico di chi abita la città, ognuna di esse ha qualcosa da dire a chi viene da fuori, a chi studia in città, a chi vi trasferisce la sua vita, a chi la visita per un periodo più o meno lungo.

La città romana e quella medievale, la Parma rinascimentale e quella barocca, la borbonica e l’illuminista, la rivoluzionaria e l’asburgica, la Parma contadina e la Parma imprenditrice, quella verdiana – dei sentimenti forti e nazionali del melodramma – e la Parma delle barricate, quella profonda delle tradizioni popolari, la Parma dell’Oltretorrente, e la Parma innovativa e tecnologica: tutte queste sono, insieme e contemporaneamente, la città nella quale viviamo.

Uscendo per strada e camminando per qualche minuto, senza accorgercene attraversiamo tutti questi diversi tempi, penetrando un palinsesto di sentimenti e di visioni del mondo che prorompe silenziosamente da ogni strato temporale.

A marcare e connotare le diverse temporalità di una città contribuiscono, in ugual misura, le esperienze dei gruppi sociali che vi abitano e che ne scandiscono, per altro verso, il fluire, battendo un altro tipo di tempo: un tempo iperconnesso o pre-digitale, del lavoro e del riposo, del bambino, del giovane o dell’anziano, o ancora il tempo degli stranieri o dei viaggiatori.

Ad ognuna di queste esperienze corrispondono orizzonti di attesa, che cercano nella città le prospettive per la loro realizzazione e che la città democratica deve intercettare e garantire. I tempi storici e i tempi sociali, naturalmente in rapporto con gli spazi che li caratterizzano, rappresentano il sistema entro cui si gioca e si dibatte oggi l’identità culturale della Parma contemporanea. Una sfida politica, certamente, ma prima di tutto una sfida culturale, l’una e l’altra volte alla costruzione di una Parma sempre più consapevole e accogliente.

È proprio sul tema del “tempo”, della sua rigenerazione attraverso la cultura, della capacità di ritmare la vita della città e di abbattere le barriere storiche e sociali attraverso processi di condivisione e di crescita, che abbiamo deciso di costruire la candidatura a Capitale Italiana della Cultura 2020.

“La cultura batte il tempo” significa intendere la cultura nel suo senso più ampio, vivo e produttivo, fattore decisivo nel processo di negoziazione che le diverse dimensioni temporali e sociali reclamano: la cultura scandisce il tempo di vita della città e nel far questo favorisce l’abbattimento degli steccati storici e sociali che rendono complicate le forme di dialogo.

Considerare la cultura come luogo di “inclusione dei tempi” significa chiedere a chi opera in questo campo di tenere insieme la memoria e l’invenzione, l’assodato ed il rimosso e di creare spazi comuni in cui si possa avviare una riflessione sul senso autentico dell’essere comunità in una dimensione multiculturale e moderna.

Significa lavorare sui luoghi e nei luoghi, sui gruppi sociali e con i gruppi sociali. Significa attualizzare un pensiero lungo di secoli e farlo attraverso percorsi espositivi, museali e laboratoriali, attraverso spettacoli teatrali che recuperino e aggiornino la vocazione “politica” della teatralità, attraverso l’emozione ucronica della musica – che costruisce un altro tipo di “tempo”, un’altra idea di ritmo, decisiva in una città come Parma –, attraverso il potere aggregativo e immaginifico del cinema e dei nuovi media, o nella verticalità profonda delle biblioteche, nei luoghi di incontro e di scambio rappresentati dalle librerie, negli spazi collaborativi delle imprese culturali e delle industrie creative, in programmi specifici studiati insieme alle scuole e all’Università.

In questi percorsi si ritrova non solo il senso dell’esperienza estetica nella contemporaneità, ma si ritrova il significato sociale e politico della cultura, oggi sempre meno svincolato dalla sua portata antropologica.

La Città di Parma si muove decisa lungo questa traiettoria e così il percorso di candidatura di seguito descritto vuole rappresentare l’occasione per identificare risposte adeguate alla necessità di un modello di sviluppo di città socialmente e ecologicamente sostenibile, dialettica e costruttiva, forte del grande lavoro avviato in concerto dall’amministrazione pubblica, dal sistema imprenditoriale, dall’Università e sostenuto dalle maggiori istituzioni culturali attive sul territorio e riconosciute a livello internazionale.

Non c’è miglior strategia per la crescita sociale dell’osmosi culturale, che va promossa, ma al contempo, con impegno, ricercata e ascoltata nelle pieghe della città.”

Michele Guerra – Assessore alla Cultura del Comune di Parma